27 Luglio 2024
Interventi eseguiti
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Principali interventi ortopedici eseguiti per protesi di anca e protesi di ginocchio

CHIRURGIA PROTESICA DELL' ANCA E DEL GINOCCHIO

L’impianto di protesi articolari (o artoplastica) è un intervento chirurgico durante il quale un’articolazione danneggiata, dolorosa, malfunzionante o comunque malata viene sostituita in tutto o in parte con una struttura artificiale.

Le artroplastiche più comunemente effettuate riguardano le articolazioni dell’anca e del ginocchio.

Patologie più frequenti trattate:

ANCA

  1. Artrosi primitiva

  2. Artrosi secondaria:

    - metabolica (artropatia da deposito di cristalli, emocromatosi, obesità)

    - meccanica (esito displasia congenita dell’anca, epifisiolisi, perthes, coxavara/valga, post-traumatica, osteonecrosi, conflitto femoroacetabolare)

    - infiammatoria (artrite reumatoide, artrite psiorasica, artrite reattiva, artrite infettiva)


  3. Esito protesi di anca dolorosa

GINOCCHIO

  1. Artrosi primitiva
  2. Artrosi secondaria
  3. Esito protesi di ginocchio doloroso

PROTESI D' ANCA

Esistono tre tipi d’intervento di sostituzione protesica dell’anca:

  • la sostituzione totale che prevede di intervenire su entrambe le componenti articolari, femorale e acetabolare. Nella maggior parte dei casi la sostituzione totale è impiegata nel trattamento di patologie degenerative ed è formata da quattro elementi:
  1. la componente femorale (stelo) che si impianta nel femore
  2. la testa che si inserisce sullo stelo
  3. la componente acetabolare (cotile) che è impiantata nel bacino in corrispondenza dell’acetabolo
  4. un inserto posto all’interno del cotile
  • la sostituzione parziale (protesi cefalica) che prevede di mantenere l’acetabolo naturale, è indicata nel trattamento di pazienti che hanno subito una frattura del collo del femore e che non siano trattabili con altri mezzi di sintesi
  • il reintervento (revisione) che prevede la sostituzione di una protesi o parte di essa precedentemente impiantata
In passato tutte le protesi erano fissate all’osso utilizzando il cosiddetto cemento (polimetilmetacrilato), oggi invece si utilizzano nuovi materiali e rivestimenti che permettono nel caso delle sostituzioni totali, di impiantare il dispositivo senza utilizzare il cemento ottenendo, grazie alla crescita dell’osso, un ancoraggio naturale.

La qualità dell’osso, la morfologia acetabolare e femorale, l’età del paziente e le sue condizioni cliniche indirizzano la scelta del sistema protesico e del mezzo di fissazione.

PROTESI DI GINOCCHIO

La protesi di ginocchio ha un’evoluzione più recente rispetto a quella dell’anca, anche se attualmente negli USA ha superato largamente quella dell’anca.

Anche per il ginocchio diversi sono i modelli di protesi:

  • protesi monocompartimentali che prevedono la sostituzione di un solo versante articolare o di parte di esso (condilo femorale laterale, condilo femorale mediale, emipiatto tibiale, ecc.)
  • protesi totali o tricompartimentali che prevedono la sostituzione delle componenti femorale, tibiale e rotulea
Le protesi di ginocchio possono conservare le strutture legamentose proprie del ginocchio quando queste sono in buone condizioni, o sostituirle secondo il grado di lassità fino ad arrivare ad una protesi semivincolata o vincolata a cerniera nei gravi casi di lesione complessa articolare e legamentosa.

CHIRURGIA PROTESICA MININVASIVA DELL'ANCA E DEL GINOCCHIO

Pianificazione preoperatoria: vantaggi
  • Corretto posizionamento delle componenti protesiche
  • Corretto dimensionamento delle componenti protesiche
  • Ripristino della fisiologica biomeccanica articolare
  • Riduzione del rischio di errore (dismetria)
  • Personalizzazione dell’impianto protesico

Tecnica chirurgica mininasiva: vantaggi
  • Strumentario dedicato
  • Riduzione della lunghezza delle incisioni chirurgiche (6 cm nell’anca, nessun punto di sutura cutanea)
  • Riduzione del danno chirurgico ai tessuti molli (muscoli, legamenti, tendini ecc.), conservazione del patrimonio osseo (impianti protesici di dimensione ridotte)
  • Diminuzione delle perdite ematiche perioperatorie (nessun drenaggio né trasfusione)

Protocollo Fast Track: vantaggi
  • Anestesia periferica minimale (nessun catetere vescicale), minore rischio di complicazioni/conseguenze ad essa correlate;
  • Riduzione del dolore postoperatorio (infiltrazione locale di anestetici, LIA);
  • Riduzione del tempo chirurgico (circa 60 minuti)
  • Riduzione del tempo medio di ricovero (2-4 giorni): indispensabile per evitare una continuità nelle condizioni di fragilità che comportano eventi patologici (circolatori, respiratori e di relazione)
  • Rapido recupero funzionale: (inizio della deambulazione dopo poche ore dall’intervento) percorso riabilitativo ad personam che prevede la massima integrazione specialistica professionale (tra chirurgo ortopedico e fisioterapista) in relazione al tipo di protesi impiantata e alla tecnica chirurgica eseguita.
  • Riabilitazione a domicilio non necessaria.

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